1 Agosto 2010 - ITINERARI e LUOGHI (Rivista a livello Nazionale di Escursionismo)

LIGURIA - Sentieri di Campiglia

 

 

Breve estratto dell'articolo:

"Vigneti sospesi tra cielo e mare, olivi argentei, e macchia mediterranea coprono le pendici di Tramonti di Campiglia. Una terra verticale affascinante e fragile, battuta dal vento di libeccio e permeata di silenzio nei giorni di sole, quando le acque turchesi accolgono i rari bagnanti. Qui, secondo la leggenda, si fermò Menestèo, compagno di Ulisse

In una tersa giornata di primavera dell’anno 1869, alle 8 del mattino, il viaggiatore svizzero François Trafford si trovava sulla cima della Castellana, un’altura posta sulla dorsale collinare, che separa il golfo della Spezia dal territorio di Tramonti, tra Portovenere e Riomaggiore. Davanti alla immensa distesa del mare e al susseguirsi
delle catene montuose a perdita d’occhio, Trafford è preso da una forte emozione, che lo porta al di fuori del tempo e dello spazio dove gli sembre di “vedere” l’intero globo terrestre in tutti i suoi particolari fino a distinguere il polo nord e l’antartide. La convinzione di aver assistito ad un fenomenoeccezionale ma ripetibile lo induce non solo a pubblicare quanto gli era accaduto, ma anche a proporre la costruzione sulla Castellana di un'osservatorio, dove altri avrebbero potuto provare la sua straordinaria esperienza.
Chi vive la terra di Tramonti, sospesa tra cielo e mare, è consapevole dell’impatto forte che essa può avere su chi vi giunge da terre lontane. Così gli sembra del
tutto credibile non solo l’allucinazione geografica vissuta dal Trafford, ma anche la leggenda che vuole che su questi lidi sia approdato l’eroe omerico Menestèo. Qui il compagno di Ulisse, come lui destinato a vagabondare nel Mediterraneo, avrebbe lasciato perenne ricordo del suo passaggio nel nome di Menestaèi (Monasteroli o Menesteroli) dato ad un piccolo nucleo di case stagionali di viticultori posto su un costone roccioso sopra il mare. Grossi blocchi squadrati di macigno formano la ripida scalinata d’accesso, opera che appare compiuta da uomini dalle forze e dalle capacità eccezionali come gli eroi che Omero aveva cantato nei suoi carmi. In questa costa Menestèo si sarebbe trovato al confine del mondo dei vivi, dove talvolta è possibile entrare in contatto con le ombre dei trapassati: una sorta di “finisterre” davanti alla distesa delle acque su cui apparivano e sparivano le “isole dei beati”.

Autori: La Ferla Paola, Bracco Nicola

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